L’impero di Silvio

L'impero di Silvio

Un’imponente era si conclude con la dipartita di Silvio Berlusconi, aprendo ora la partita per la successione nell’impero che il Cavaliere ha costruito in oltre 40 anni di attività. La reazione immediata dei titoli della galassia Fininvest in Borsa sarà sintomatica del passaggio di testimone. Già durante i giorni successivi al suo ricovero lo scorso aprile, la speculazione era stata avvertita. In particolare, su Mfe, l’ex Mediaset, i cui titoli avevano registrato un’impennata già il giorno del ricovero, per poi ritornare alla normalità quando la situazione si era stabilizzata. Non mancarono coloro che, alla notizia del ricovero, scommisero sull’imminente dipartita del patriarca della famiglia, dando un forte impulso alle azioni di Mfe, che salirono del 15% in pochi giorni.

Ciò che accadrà ora è difficile da prevedere, ma è certo che il copione si ripeterà, concentrandosi sulle azioni del gruppo televisivo che rappresentano simbolicamente il passato, il presente e il futuro della famiglia Berlusconi. L’icona imprenditoriale di Silvio. Tuttavia, l’impero di Silvio non si limita solo all’ex Mediaset. Ma cosa si nasconde in quella ricca cornucopia creata nel tempo dal Cavaliere e che passerà ora ai suoi figli?

Al centro di questo impero si trova ovviamente Fininvest, la holding finanziaria della famiglia che tradizionalmente controlla tre importanti asset quotati. Le chiameremo le “tre M”: Mediaset (ora Mfe, mediaforeurope), Mediolanum e Mondadori. Fininvest detiene poco meno del 50% delle azioni di Mfe. Possiede il 53,3% del capitale di Mondadori. Detiene il 30,12% di Mediolanum, la società di gestione del risparmio che da sempre ha come punto di riferimento la famiglia Doris, con cui Berlusconi ha intrapreso un’importante collaborazione sin dagli anni ’80, quando ha avuto inizio il boom dei fondi comuni.

Le quote Fininvest delle tre società quotate valgono oggi sul mercato 2,8 miliardi di euro, rappresentando il valore tangibile di questo vasto impero.

Mediolanum

Nel cuore dell’impero di Silvio Berlusconi, il vero gioiello della Corona sfida l’opinione comune che associa idealmente le televisioni di Cologno Monzese a Berlusconi. Si tratta di Mediolanum, il cui valore di mercato oggi ammonta a un’impressionante cifra di 6,1 miliardi di euro, con la quota detenuta da Fininvest che vale quindi 1,83 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta ben due terzi del valore complessivo del portafoglio delle partecipazioni quotate di Fininvest.

Ma non è tutto, poiché la costante crescita di valore di Mediolanum nel corso degli anni consente oggi a Fininvest di godere di una plusvalenza virtuale di poco più di 1,7 miliardi di euro. Questo perché la holding dei Berlusconi ha mantenuto in bilancio la partecipazione in Mediolanum a un valore di carico di soli 116 milioni di euro. Senza dubbio, è la partecipata più redditizia e ricca di tutta la galassia finanziaria.

Ecco perché Fininvest ha deciso di rivolgersi alla Corte di Giustizia Europea per opporsi alla decisione dei regolatori bancari di ridurre la quota di Fininvest dal 30% all’attuale 9,99%. Questo tesoro della Corona è troppo importante per la famiglia Berlusconi per permettere una diluizione. Inoltre, cedere anche solo il 20% di Mediolanum significherebbe una plusvalenza immediata di 1 miliardo di euro per Fininvest, una somma considerevole che non può essere ignorata.

Mondadori

Tra i tesori custoditi da Fininvest si trova anche Mondadori, che dopo aver abbandonato l’attività in perdita della stampa periodica e aver recentemente venduto la sua quota nel Giornale agli Angelucci, si è affermata come il leader indiscusso dell’editoria libraria nel paese. La casa editrice di Segrate, che negli anni ’90 ha affrontato una dura battaglia con la famiglia De Benedetti per il controllo del gruppo, si avvicina al traguardo dei miliardi di euro di ricavi entro la fine del 2023. Nel 2022, il fatturato ha raggiunto i 903 milioni di euro, registrando una crescita a doppia cifra rispetto al 2021.

Mondadori presenta attualmente una redditività industriale del 15% e genera un utile netto che supera il 5% dei ricavi. Il titolo della società in borsa ha una capitalizzazione di oltre 512 milioni di euro, mentre la quota detenuta da Fininvest, pari al 53,3%, vale poco più di 271 milioni di euro.

Mediaset (ora Mfe)

L’anello debole nell’impero di Silvio Berlusconi è proprio l’ex Mediaset. Dopo aver incorporato la controllata Mediaset Espana e spostato la sede legale in Olanda, l’azienda ha assunto il nome di mediasetforeurope, con l’obiettivo di espandersi nel mercato europeo. Tuttavia, oggi Mfe rappresenta solo l’ombra di quella che era Mediaset negli anni d’oro, quando il fondatore di Forza Italia fece il suo ingresso in politica nel 1994 e l’azienda debuttò in Borsa nel lontano 1996.

Attualmente, l’intero valore di Mfe, che quotizza con due categorie di azioni, A e B, si attesta a poco meno di 1,5 miliardi di euro in Borsa. Nel 1999, la capitalizzazione di mercato raggiunse addirittura i 18 miliardi di euro. Si è verificato un declino lento e costante nel corso degli anni, accentuatosi recentemente. Quel settore, che tradizionalmente raccoglieva la metà delle risorse del mercato pubblicitario televisivo italiano, è ormai stagnante. La saturazione dei mercati italiano e spagnolo e soprattutto l’assalto delle piattaforme Pay TV come Netflix, Disney e Paramount hanno conquistato pubblico e investitori a discapito della televisione generalista. Il mercato si è ristretto sempre di più e la raccolta pubblicitaria non può più crescere significativamente.

È necessaria una strategia paneuropea, per affrontare la saturazione del mercato domestico e conquistare nuove quote di mercato all’estero. Da qui l’attacco a Prosiebensat, la televisione tedesca, di cui Mfe detiene poco meno del 29%. Tuttavia, anche la televisione tedesca sta attraversando un periodo difficile. Il 2022 si è chiuso con una diminuzione del 7% dei ricavi e il margine lordo si è contratto di quasi il 20%. Inoltre, il debito finanziario netto è pari a 2,4 volte il margine lordo. Le previsioni per il 2023 indicano un altro anno di stagnazione. Nel corso dell’ultimo anno, il valore delle azioni ha registrato una perdita del 16,12%, mentre negli ultimi 5 anni ha subito un crollo del 74%. Anche la vecchia Mediaset, nonostante mantenga una certa marginalità, ha registrato una diminuzione dei ricavi. Dal 2015, il gruppo televisivo ha perso oltre il 25% delle sue entrate.

Per Fininvest, la situazione sta diventando difficile, poiché Mfe è attualmente valutata nella finanziaria per 1 miliardo di euro. Ma mentre in Borsa la quota di Fininvest vale poco più di 700 milioni di euro. Certamente, Silvio Berlusconi non venderà mai il suo asset di riferimento, ma è un fatto che i conti finanziari della famiglia presentino una minusvalenza latente di almeno 300 milioni rispetto ai valori di carico. Inoltre, la quota di Fininvest in Prosiebensat è già stata svalutata.

Gli immobili e il Monza calcio

Finora abbiamo esaminato le società quotate, ma, nell’impero di Silvio, c’è altro da considerare! Il valore degli affari collaterali, in particolare quelli immobiliari, che essendo al di fuori del mercato azionario, risultano più complessi da valutare. Se osserviamo i valori nel bilancio di Fininvest, si raggiungono quasi i 350 milioni di euro.

Ma non è tutto. Come riportato da Repubblica, Berlusconi ha mantenuto al di fuori del gruppo principale altre proprietà, custodite attraverso la holding immobiliare Dolcedrago. I gioielli più preziosi di Dolcedrago sono custoditi in una sua controllata chiamata Immobiliare Idra. Qui si trovano alcune delle residenze di famiglia, tra cui Villa Certosa, nella splendida Costa Smeralda. Il patrimonio immobiliare di Idra è valutato nel bilancio per 426 milioni di euro, una cifra che porta a una stima possibile di circa 3,5 miliardi di euro per le partecipazioni dell’ex premier. Inoltre, nel bilancio di Fininvest, è presente anche Villa Gernetto, valutata per 45 milioni di euro. E per concludere in bellezza, c’è l’antica passione del patriarca: il calcio. Dopo il Milan, è ora il turno del Monza, che compete in Serie A, ma che, come spesso accade nel calcio, soffre in termini finanziari.

A chi andrà l’impero di Silvio

A chi andrà l’impero di Silvio? Finora abbiamo esaminato ciò che è sotto il controllo della Fininvest, ma per scoprire cosa accadrà a quel patrimonio in caso di successione, dobbiamo salire ai piani alti della holding. Al di sopra della Fininvest, ci sono 7 holding personali che governano il destino dell’impero. Quattro di queste sono detenute da Silvio stesso (Holding uno, due, tre, e ottava), che insieme controllano il 61% della Fininvest. Poi ci sono le holding quinta e sesta, possedute dai suoi figli di primo letto, Marina e Piersilvio, ognuna con il 7,65% del capitale. Infine, c’è la holding 14, che detiene il 21,4% del capitale ed è divisa equamente tra gli altri tre figli del patriarca, Luigi, Eleonora e Barbara, ognuno con poco più del 7%.

In gioco, come si può intuire, c’è quel prezioso 61% che appartiene al Cavaliere. Come sarà ripartito, è ancora tutto da vedere. Potrebbero aprirsi diversi scenari. Ad esempio, potremmo vedere i figli di primo letto, Marina e Piersilvio, che governano di fatto sulle attività operative in maggioranza. O potremmo assistere a una ripartizione delle quote in modo diverso, con la H14 dei figli di Veronica Lario che supera i due fratelli maggiori. In ogni caso, è in gioco quel 61% della Fininvest, una quota che vale poco più di 2 miliardi di euro. Questa è la cifra a cui gli eredi del Cavaliere possono aspirare. L’eredità è sul punto di essere rivendicata.

Nel cuore della famiglia, come tutti sanno, si trova Marina, l’architetto finanziario del gruppo. A capo della potente Fininvest e responsabile anche della gestione operativa di Mondadori, un vero pilastro in termini di redditività.

Piersilvio, d’altra parte, ha sempre avuto un ruolo di primo piano nelle televisioni. Si è occupato personalmente di gestire questo asset cruciale che deve trovare una soluzione al progressivo declino dei ricavi. La strada verso il consolidamento in Europa si presenta come l’unico cammino da seguire, ma rimane da vedere se saranno loro i predatori o le prede in questa partita strategica. Le carte sono sul tavolo, e il destino del loro impero si gioca su questo scacchiere affascinante e complesso.